Meditazione di S.B. il Patriarca Pizzaballa: Pentecoste

By: Pierbattista Pizzaballa - Published: May 25 Thu, 2023

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28 maggio 2023

Pentecoste

Gv 20,19-23

In questa festa di Pentecoste ascoltiamo il brano del Vangelo di Giovanni che ci riporta alla sera di Pasqua (Gv 20,19-23): Gesù Risorto, infatti, visita i suoi discepoli chiusi nel cenacolo, e subito dona loro il suo Spirito, la vita che ha ricevuto nuova dal Padre. Non appena la riceve, subito la condivide con i suoi, perché proprio per questo è venuto nel mondo, proprio per questo ha attraversato la morte, compiendo così l’opera del Padre.

Non solo. Ma nel momento stesso in cui il Risorto dona il suo Spirito ai discepoli, subito li manda in missione, li invia, li abilita ad essere suoi testimoni.

Questi pochi versetti di Giovanni ci portano al cuore della vita nuova, la vita dei missionari e dei testimoni.

Al centro di questi versetti c’è il dono dello Spirito, che rende possibile ciò che lo precede e ciò che lo segue.

Ciò che lo precede è proprio la missione.
Se nei sinottici non poco spazio è riservato all’invio dei discepoli in missione, e viene descritto lungamente come deve essere effettuata questa missione (non portare nulla per il viaggio, niente bisaccia, niente doppia tunica, niente bastone, ecc.…), qui tutto è riassunto in una frase e, ancor più, è sintetizzato in questo “come”. “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21).
Giovanni non sente il bisogno di scrivere nulla a riguardo delle modalità della missione: basta questo come.

La missione dei discepoli deve essere come quella del Figlio, deve avere i suoi stessi atteggiamenti, i suoi stessi sentimenti, le sue stesse intenzioni, il suo stesso pensiero. E per Giovanni, questo come si può riassumere tutto in un’unica opera di Gesù, quella che lui mette al cuore dell’ultima cena, ovvero la lavanda dei piedi.

Ciò che segue il dono dello Spirito è l’invito, da parte del Risorto, ad andare e a perdonare i peccati (Gv 20,23): questo è l’unico contenuto della missione che l’evangelista Giovanni si premura di ricordare.

Potremmo dire che il soffio di Gesù che alita sui discepoli e comunica loro lo Spirito è come un nuovo gesto creatore, come quello con cui all’inizio dei tempi Dio alitò nell’essere umano il soffio vitale (Cf Gen 2,7).

Ma qui, la vita che l’uomo riceve è la vita stessa di Dio, la vita del Risorto, capace di vincere la morte e il peccato.

È una vita nuova, riconciliata con Dio nella morte di Cristo, una vita perdonata e, quindi, capace di perdono.

Il contenuto della missione non potrà essere se non questo, quello della misericordia senza limiti che Dio ha rivelato sulla croce, per tutti. Perché l’unico modo di vincere il male è il perdono.

Per questo motivo, il perdono è il grande annuncio del Regno: la missione dei discepoli, che partecipa all’unica missione di Cristo, non potrà essere se non l’annuncio che Dio ci perdona, che Dio sta davanti al nostro male non giudicandoci, non punendoci, ma perdonandoci, cioè offrendo ogni volta un nuovo inizio.

Per questo è un grande annuncio di speranza, l’unico vero annuncio di speranza.

Perché “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17) e la Chiesa, ogni credente, è mandato per lo stesso scopo, è mandato come Gesù.

E se il luogo del perdono di Gesù è la croce, se è quello spazio di non giudizio, di non condanna, allora non potrà che essere così per tutti i suoi discepoli. Perdonare significa in qualche modo salire sulla croce per l’altro, stare lì dove il male viene arginato, dove viene assunto, per l’altro.
Non c’è perdono che non passi di qui, ma non c’è testimonianza cristiana che non passi di qui.
E, non c’è comunità cristiana, non c’è comunione che non passi di qui, da questa strettoia del dare la vita, come Gesù ha fatto per noi.

La missione della Chiesa, il suo volto, dipenderà in gran parte da questo, da questo accedere di ciascuno a quella vita nuova, ricreata dallo Spirito nel perdono incondizionato di Cristo, e per questo chiamata a condividere il dono ricevuto.

+Pierbattista