AMMAN - In Giordania, a pochi chilometri dalla capitale, il Centro Nostra Signora della Pace, aperto su iniziativa di mons. Salim Sayegh - oggi vescovo emerito del Patriarcato latino - accoglie gratuitamente persone disabili e rifugiati, per fornire loro assistenza medica, sociale, economica e umanitaria, e soprattutto per offrire loro una casa.
In Giordania, circa il 13% della popolazione è disabile. A causa della mancanza di infrastrutture e di una pedagogia adattata, il 79% di loro non ha accesso all'istruzione (rapporto HI, 2021) e fatica a integrarsi nella società. Nonostante le iniziative messe in atto per sostenerli, i progressi in questo campo rimangono lenti, soprattutto perché il problema si intreccia con quello dei rifugiati, in particolare quelli siriani, che soffrono comunemente di disabilità e che devono anche affrontare situazioni spesso difficili. È per loro che il vescovo Salim Sayegh, allora vicario patriarcale per la Giordania, decise nel 2004 di fondare il Centro Nostra Signora della Pace, oggi diretto da padre Shawki Bateria e tuttora affiliato al Patriarcato latino.
"La missione del Centro Nostra Signora della Pace è quella di aiutare i più poveri tra i poveri, in particolare le persone con disabilità". Intervistato nell'ambito di un rapporto sul lavoro del Patriarcato latino, p. Shawki racconta così la vita quotidiana della struttura, che oggi conta circa 20 dipendenti, compresi i volontari. "L'idea è quella di fornire assistenza gratuita a tutti. Qui offriamo anche alloggi per i rifugiati, campi per i giovani e seminari".
Il centro, sostenuto in gran parte dall'Ordine del Santo Sepolcro, ha così permesso a molte persone di imparare e (ri)costruirsi in un ambiente accogliente e adatto alle loro esigenze. Come Miriam, una piccola paziente che, grazie alle cure e alle lezioni fornite dal Centro, è stata in grado di scrivere e illustrare il proprio libro di fiabe; o George, un ragazzo autistico che ora può frequentare la scuola pubblica con altri bambini. Quando gli viene chiesto di descrivere il suo nuovo ambiente di lavoro, Ali, un rifugiato iracheno che gestisce un piccolo supermercato nel centro, parla di "una grande famiglia". Scoprilo nel video.
*I nomi dei beneficiari e dei pazienti del centro sono stati modificati.
**I sottotitoli in arabo sono disponibili nelle opzioni video (in basso a destra).