GAZA - Mercoledì 17 Giugno Sua Santità Papa Francesco, attraverso la Congregazione per le Chiese Orientali, ha donato 25 kit[1] per il test Covid-19 al Ministro della Salute di Gaza. La consegna dei kit è stata coordinata dalla Delegazione Apostolica, dal Patriarcato Latino di Gerusalemme e Caritas Jerusalem.
Lo scorso Aprile il Papa ha creato un fondo di emergenza per aiutare i paesi di missione severamente colpiti dall’epidemia Covid-19. Nel Medio Oriente, e attraverso la Congregazione per le Chiese Orientali, ha donato 10 ventilatori a centri medici in Siria, altri 3 all’Ospedale San Joseph di Gerusalemme, ma anche kit per il test Covid-19 all’Ospedale Santa Famiglia di Betlemme.
Solo una settimana fa il Santo Padre ha mandato 2.500 test diagnostici per il Covid-19 al Ministro della Salute della Striscia che sono stati consegnati da Caritas Jerusalem e da P. Gabriel Romanelli, Parroco della Santa Famiglia di Gaza.
A partire dalla diffusione del virus in Gaza, le autorità sanitarie hanno avvertito della mancanza di test diagnostici nell’area occupata, che contiene circa 1.8 milioni di persone. Inoltre hanno espresso la necessità non solo di più kit, ma anche di 100 ventilatori e 140 letti per unità di terapia intensiva.
Secondo il Ministero della Salute Palestinese, sono stati registrati 72 casi di Covid-19 (15 sono attivi) nella Striscia di Gaza, su 1284 casi totali nei Territori Palestinesi, al 23 giugno.
Questa bassa percentuale di persone testate positive per il Covid-19 potrebbe essere un indicatore della mancanza di kit per il test.
Come parte della risposta all’epidemia di Covid-19, Caritas Jerusalem e il Ministero della Salute di Gaza hanno preparato un piano di emergenza che ha incluso l’interruzione del lavoro di sensibilizzazione presso il centro sanitario della Caritas Jerusalem a Gaza, pur continuando a offrirvi servizi medici. Il piano comprende anche l’attivazione di tre équipe mediche mobili, per offrire un servizio di 24 ore per la cura dei pazienti non-Covid nelle loro case. Queste équipe mediche mobili offrono servizi di cura alla popolazione vulnerabile e alle persone ferite. Nella West-Bank d’altra parte c’è stato un picco di nuovi casi nelle ultime due settimane: il più alto ad Hebron con 551 casi attivi, seguito da Nablus con 32.
Il 20 Giugno l’Autorità Palestinese ha spinto a imporre un lockdown della durata da 2 a 5 giorni in queste due città, permettendo di rimanere aperti solo a farmacie, negozi di generi alimentari, e forni.