S.E. Mons. Pierbattista Pizzaballa in visita nella diocesi di Vittorio Veneto (seconda parte)

Published: June 03 Mon, 2019

 

La seconda giornata della visita (seguito).

Visita a Oderzo e parrocchie della zona opitergina

La mattinata del secondo giorno (2 maggio), non essendoci impegni ufficiali, gli organizzatori hanno pensato opportuno di utilizzare il programma per bevi visite ai famigliari e alle parrocchie dei nostri missionari in Terra Santa, e per visite relative al mondo francescano locale, già che Mons. Pierbattista Pizzaballa è frate minore.

Santa Lucia di Piave, Rai, San Polo di Piave,

Così, scendendo da Vittorio Veneto, Mons. Pizzaballa si fermò a Santa Lucia di Piave, parrocchia nativa del beato Fra Claudio Granzotto, ofm, e dove attualmente vivono vive buona parte della famiglia di Giacinto Marcuzzo. Accompagnato dal parroco, D. Paolo Cester, visitò la bella chiesa parrocchiale dove ci sono alcune opere del beato Claudio che, tra l’altro, era apprezzato come fine scultore. L’Amministratore si fermò brevemente anche per una conversazione simpatica con alcuni nipoti Marcuzzo e catechisti.

Percorrendo quella che sempre più si chiama la “strada del prosecco”, in compagnia di Mons. Ilario Antoniazzi, Mons. Aldo Tolotto e Mons. Giacinto-B.Marcuzzo, la comitiva fece tappa a Rai di San Polo di Piave, dove un bel numero di famigliari di Mons. Ilario Antoniazzi fecero gioiosamente corona intorno a Mons. Piazzaballa, all’ombra della famosa e antica Torre di Rai.

Essendo nello stesso comune, è facile passare alla parrocchia nativa di Giacinto Marcuzzo a San Polo di Piave, dove incontrò non solo le sorelle, i cugini e i nipoti di Giacinto, ma anche i parroci della forania “la Colonna” che proprio in quel giorno vi facevano la loro riunione mensile. Il parroco Don Lucio dalla Fontana si fece un piacere di far visitare a Mons. Pizzaballa la chiesa parrocchiale di san Paolo, e di prendere delle foto-ricordo davanti al castello veneziano Papadopoli-Giol.

Per andare a Motta, l’occasione era opportuna per ricordare certe figure di missionari menzionati nella pubblicazione “Luci d’oriente”. La strada normale passa, infatti, per o vicino a Colfrancui, Lutrano, Mansué, paesi originari di Don Sante Visentin, Don Luigi Favero e Don Mario Furlan, tutti sacerdoti che, partiti negli anni 30, fecero onore al Patriarcato di Gerusalemme con le loro opere e testimonianze.

Motta di Livenza.

Arrivati al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, Mons. Pizzaballa e i suoi accompagnatori furono accolti con semplicità ma con molto calore dal guardiano del Santuario, P. Marco Gallo, ofm. Motta non è soltanto il paese di Mons. Aldo Tolotto, ma è soprattutto il paese che custodisce il più frequentato santuario mariano del Veneto orientale, il centro spirituale della zona e dunque anche di tutti questi missionari dell’opitergino in Terra Santa. P. Marco portò subito i visitatori alla primitiva edicola delle apparizioni della Madonna a Giovanni Cigala il 9 marzo 1510, e poi alla Basilica dove diede alcune spiegazioni storiche, architettoniche e artistiche del santuario. Seguendo poi un rituale molto semplice e molto bello, si creò quasi una processione spontanea che, percorrendo i lunghi corridoi di confessionali, si arrivò fino alla cripta della Madonna dei miracoli dove si recitarono alcune preghiere adatte.

Tutti furono poi accompagnati in sacrestia dove firmarono l’album dei visitatori e P. Marco consegnò a Mons. Pizzaballa una copia della pergamena-ricordo del gemellaggio tra il santuario di Nazareth e il santuario di Motta di Livenza, firmata da tutti i partecipanti ufficiali, tra i quali anche lo stesso P. Pierbattista Pizzaballa, allora custode di T.S. e da Mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo allora vescovo a Nazareth e vicario patriarcale per Israele. Tutto il gruppo si concesse un momento di leggero rinfresco, all’ombra della Basilica, con i fratelli e sorelle di Mons. Aldo. Questi invitò le delegazione di Terra Santa ad attraversare la parrocchia di San Giovanni, dove nacque e crebbe, e la condusse alla vicina Meduna in un ristorante dalla tipica cucina locale.

Oderzo

A Oderzo, l’antica Opitergium, fummo accolti dal parroco, Mons. Pierpaolo Bazzichetto, che per tradizione antica, essendo stata la città sede episcopale e chiesa abbaziale, porta il titolo abate-decano. Oderzo è stata per 50 anni la parrocchia del famoso e indimenticabile Mons. Domenico Visentin, promotore di tante vocazioni missionarie e iniziatore della bella esperienza del libro “Luci d’Oriente”. Tutti i sacerdoti vittoriesi incardinati nel Patriarcato latino di Gerusalemme, conservano un profondo legame di formazione e di affetto con questa città.

All’inizio del programma opitergino ci fu per Mons. Pierbattista Pizzaballa e i suoi accompagnatori la visita al sindaco della città, Sig.ra Maria Scardellato che accolse i visitatori, con altre autorità civili e militari, nella sala municipale ricca di affreschi che ricordano i momenti storici più importanti della città: dall’epoca romana fino ai tempi moderni, passando per le invasioni barbariche, la Serenissima e il Risorgimento. La sindaca consegnò una medaglia ricordo ufficiale a Mons. Pizzaballa e gli rivolse un saluto puntuale e gradito, ricordando i legami storici e religiosi che legano Oderzo e la Terra Santa. Tra gli altri ha ricordato le figure di D. Antonio Buso, Don Antonio Pin, Don Sante Visentin, Don Luigi Visentin e altri che erano proprio originari di Oderzo e, sotto la guida e l’incoraggiamento del famoso “El-Degan” (ovvero Mons. Domenico Visentin) hanno fatto da battistrada a tutti gli altri missionari di quel legame apostolico. Ricordò anche le vie che furono intitolate a Oderzo, ma anche a Birzeit e Jaffa di Nazareth a queste benemerite figure di sacerdoti.

Tutti poi si recarono a piedi all’Istituto Missionario San Pio X, culla missionaria negli anni 50 e 60 dei 4 più recenti missionari in T.S.: Giacinto Marcuzzo, Aldo Tolotto, Pierino Felet e Ilario Antoniazzi. Era presente anche l’allora rettore dell’Istituto, Mons. Pietro Mazzarotto. La ‘barchessa’ del palazzo Foscolo, era il nome originale dell’Istituto, adesso è trasformata in Museo archeologico romano che venne visitato con interesse da mons. Pizzaballa e dal gruppo, ma dove i racconti dei ricordi di scuola e di formazione degli ex alunni e dell’ex rettore predominavo.

Il gruppo, sempre accompagnato dal parroco e dal sindaco, passarono all’oratorio parrocchiale adiacente, che era la famosa Scuola Apostolica del Sacro Cuore, fondata nel 1933 e che viene considerata la fonte sorgiva di tutto questo slancio missionario dei primissimi giovani che partirono verso la Terra Santa e di cui abbaiamo già menzionato alcuni nomi.

Mons. Pizzaballa venne accompagnato poi al vicino teatro Turroni per l’incontro ufficiale dell’occasione dove si erano già radunati molte persone, familiari dei missionari opitergini e amici. Dopo l’introduzione di benvenuto del parroco, Mons. Pierpaolo Bazzichetto, venne proiettato un video, chiamato come il libro “Luci d’oriente”, di una vecchia pellicola 8mm girata da Mons. Mazzarotto e rappresentante alcuni brevi momenti della partenza e del viaggio di questi giovani negli anni 60, alcune scene del pellegrinaggio in Terra Santa e della visita del Patr. Gori nel 1959 per il canonicato onorario di Mons. D. Visentin.  Ci fu poi la conferenza, molto istruttiva e piacevole, del prof. Dr. Giacinto Feletto, ex alunno del Pio X e del seminario di Beit Jala sul libro “Luci d’oriente”.

Il libro era lo stesso presentato il giorno prima a Sacile, ma l’esposizione è stata diversa, più complementare e integrativa. Dopo la relazione del prof. Feletto, infatti, Mons. Bazzichetto invitò diverse persone ad aggiungere liberamente un loro pensiero o una loro testimonianza: il vescovo C. Pizziolo, diocesano, i vescovi G. Marcuzzo e I. Antoniazzi, Mons. P. Mazzarotto, Mons. A. Tolotto, Mons. M. Zagonel. Vennero ricordati anche gli arcipreti di Oderzo precedenti, Paride Artico e Piersante Dametto che continuarono nello spirito di Mons. Domenico Visentin. Natualmente, fu Mons. Pierbattista Pizzaballa a concludere l’incontro con una sentita “parola di ringraziamento alla città e alla parrocchia, non solo per questo tempo così gradevole e utile trascorso a Oderzo, ma soprattutto per aver suscitato molte vocazioni missionarie e aver generato un forte amore per la Terra Santa di cui abbiamo ancora tanto bisogno.

Il coronamento della giornata si verificò nel magnifico duomo dove, con la preparazione del parroco e anche del vicario parrocchiale, Don Lorenzo Barbieri, l’Amministratore Apostolico celebrò la santa Messa, concelebrata da molti sacerdoti della zona, animata dal tradizionalmente famoso coro di Oderzo. L’omelia di Mons. Pizzaballa fece riferimento al legame speciale tra Oderzo e Terra Santa, ricordò la figura di Mons. Domenico Visentin e invitò la parrocchia e la diocesi a continuare sulla scia di questo ardore missionario, tramite le vocazioni, i pellegrinaggi e altre espressioni che l’immaginazione apostolica sa inventare. Ribadì la sua riconoscenza per l’ottima organizzazione di queste giornate e affermò: “Sono felicissimo di vedere finalmente e personalmente luoghi e persone di cui tanti mi avevano già parlato, ma che per me fino adesso erano nomi e idee piuttosto astratti. Adesso non solo sono meno astratti, ma sono bellissime realtà”.

Il parroco invitò tutte le autorità civili, militari e religiose a una cena fraterna nel ristorante Gellius, situato in mezzo ai ruderi romani antichi. L’occasione era propizia per uno scambio di commenti e impressioni sul significato di questa giornata opitergina. Tra l’altro, la seguente valutazione di uno dei presenti potrebbe raccogliere la quasi unanimità. Si dice che, per rinnovarsi, la Chiesa deve ritornare alla sorgente. Questo principio vale anche per le vocazioni e la missione. Se Oderzo è stata una sorgente d’amore per la missione di Terra Santa, e lo è stata veramente, allora questa visita del pastore e dei sacerdoti opitergini del Patriarcato di Gerusalemme potrebbe ridare vigore e futuro al legame storico.

Dal nostro corrispondente in Italia.

(La prima parte di questo articolo è stata pubblicata il 27 maggio scorso).

Foto di T.N., G.M. e M.F.

Santa Lucia di Piave

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Oderzo