Tornare a scuola mentre aumentano i casi di COVID-19

By: Saher Kawas/ LPJ - Published: September 11 Fri, 2020

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TERRA SANTA - Nella maggior parte delle scuole del Patriarcato Latino è ufficialmente iniziato il nuovo anno 2020-2021. Preparandosi a dare il benvenuto agli studenti, le amministrazioni scolastiche del LPJ hanno messo insieme programmi e si stanno attenendo alle precauzioni e ai regolamenti stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione per garantire la sicurezza degli studenti e l'efficienza del processo di apprendimento durante un'epidemia di COVID-19 in corso.

Prima dell'apertura dell'anno scolastico, sono stati organizzati laboratori per insegnanti sull'uso della tecnologia nell'apprendimento a distanza, in particolare la piattaforma Edunation, che è un sistema informatico lanciato nel 2019 per le Scuole del Patriarcato Latino di Palestina, Israele e Giordania ed ha consentito a studenti ed insegnanti di continuare il processo di apprendimento e insegnamento a distanza quando le scuole sono state chiuse a causa dell'epidemia di COVID-19.

Le amministrazioni hanno anche elaborato le procedure da seguire in un ambiente COVID-19, che includono l'uso di mascherine, il distanziamento sociale in classe, l'installazione di segnali di sicurezza COVID-19 nelle aule. All'arrivo degli studenti a scuola, gli insegnanti misurano la temperatura e disinfettano loro le mani prima di mandarli in classe. In alcune scuole è stata introdotta l'alternanza dei giorni scolastici, perciò gli studenti sono stati divisi in due gruppi, ciascuno dei quali frequenta le lezioni per metà della settimana per garantire un'adeguata distanza tra i banchi.

Anche altre scuole pubbliche e private in Terra Santa seguono i regolamenti forniti dai Ministeri dell'Istruzione e della Salute, ciascuno nella propria regione e territorio. Purtroppo alcune scuole hanno segnalato casi di infezione da Covid 19 e di conseguenza sono state chiuse per un certo periodo.

Il peggioramento della situazione sanitaria di Gaza

A Gaza, l'8 agosto scorso, più di 500.000 studenti sono tornati a scuola, sia che si trattasse di scuole private, pubbliche o gestite dalle Nazioni Unite dopo la sanificazione di tutte le strutture. L'inizio anticipato del nuovo anno scolastico mirava a compensare le lezioni perse durante la chiusura e il blocco da COVID-19 imposti a Gaza sei mesi fa.

Dalla scoperta dei primi casi della malattia a marzo, il governo di Gaza ha adottato misure rigorose che hanno efficacemente impedito la trasmissione del virus nella Striscia nei mesi successivi. Ha dichiarato lo stato di emergenza, ha imposto una quarantena di 21 giorni a qualsiasi persona entrasse a Gaza e ha scoraggiato qualsiasi viaggio attraverso i check-point di Eretz e Rafah. Sebbene i malati di cancro e altri soggetti vulnerabili siano stati autorizzati a viaggiare fuori dall'enclave durante la pandemia, da marzo è stata segnalata una riduzione del numero di casi per cure mediche e permessi di viaggio per i malati.

Tuttavia, il 24 agosto sono stati segnalati nuovi casi di COVID-19 nella Striscia, il che ha portato il governo di Gaza a imporre un coprifuoco di 48 ore poi prolungato a 72 ore. Questo peggioramento della situazione sanitaria è stato accompagnato da un periodo di crescenti tensioni tra il movimento di Hamas e le forze israeliane, che sono giunte a tagliare il carburante all'unica centrale elettrica esistente. Nella vita della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, la scoperta dei nuovi casi di Covid ha significato "l'interruzione delle attività scolastiche e parrocchiali fino a nuove indicazioni da parte dell'Autorità locale", come ha detto il parroco p. Gabriel Romanelli a proterrasancta.org.

Il 5 settembre, una delegazione ministeriale guidata dal ministro della Salute dell'Autorità palestinese Mai Alkaila ha avviato una serie di visite alle diverse istituzioni sanitarie di Gaza, per ispezionare la situazione sanitaria generale e quella degli abitanti di Gaza di fronte al Coronavirus e al blocco israeliano ed egiziano. Sono state anche consegnate medicine e forniture mediche arrivate con venti camion: è stata la seconda volta che l'Autorità Palestinese è stata in grado di inviare aiuti all'enclave dal 28 febbraio scorso.

Ad oggi, 11 settembre, nella Striscia di Gaza, dove circa 1,8 milioni di palestinesi vivono in un'area di 365 km², ci sono 1427 casi attivi di COVID-19, rispetto alle sole 78 persone risultate positive al virus l'8 agosto scorso.

Il Seminario patriarcale latino sospende l'anno accademico per il seminario minore

Anche il seminario di Beit Jala ha adottato alcuni provvedimenti per adattarsi alla realtà che il COVID-19 imponeva. Oltre ad annullare molti programmi, attività e un'ordinazione sacerdotale, il 17 giugno scorso è stata rilasciata una dichiarazione in cui si annunciava la sospensione dell'anno accademico 2020-2021 per il Seminario minore. La dichiarazione ha addotto alcune motivazioni, quali l’impossibilità per i seminaristi giordani di ottenere i visti, la chiusura dei confini tra Giordania e Palestina e la mancanza del vaccino COVID-19. Il seminario, con i suoi sacerdoti, elaborerà anche un piano per seguire questi studenti dal punto di vista accademico, spirituale e umanitario durante l'anno.

I seminaristi del Seminario Maggiore, invece, sono stati accolti dal rettore Don Yacoub Rafidi il 16 agosto, mentre il 27 agosto ha preso il via il nuovo anno accademico, con una s. Messa celebrata dal neo-ordinato sacerdote Don Firas Abedrabbo.

Il presidente Abbas rinnova lo stato di emergenza, Israele prevede il blocco

In Cisgiordania, il presidente Mahmoud Abbas ha rinnovato lo stato di emergenza per la quinta volta il 4 settembre, dopo che i casi attivi hanno raggiunto i 9660, con Hebron la città più contagiata con 3729 casi. Ad oggi,11 settembre, sono stati segnalati 10.080 casi attivi in Cisgiordania e 1.427 nella Striscia di Gaza.

Il 10 settembre, i ministri israeliani hanno votato per imporre un blocco in tre fasi in Israele che dovrebbe essere attivato prima del capodanno ebraico nel tentativo di frenare la diffusione del virus. Il blocco vedrà nella sua prima fase la chiusura delle scuole (eccetto l'istruzione speciale), delle imprese e del settore pubblico, e ai ristoranti sarà consentito solo di portare a termine la consegna di cibo. La possibilità di movimento sarà anche limitata ai 500 metri di distanza da casa.

Nella seconda fase, scuole, ristoranti e luoghi ricreativi rimarranno chiusi e sarà vietata la circolazione tra le città.

La terza fase del piano di blocco, chiamato piano "semaforo", imporrà restrizioni in base alla gravità dei tassi di infezione nelle diverse località. Le rosse saranno le aree con le restrizioni più severe seguite dall'arancione, dal giallo e dal verde, mentre queste ultime saranno aree con maggiori possibilità di riunione, sia all'aperto che al coperto.

In Israele, al 10 settembre, ci sono stati 33.681 casi attivi di COVID-19, su 144.267 casi totali segnalati dall'inizio della pandemia.