Visita del patriarca a Gaza: "Io sono il pastore, e loro il mio gregge"

By: Cécile Leca/ lpj.org - Published: June 27 Mon, 2022

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GAZA - Due volte all'anno, Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, visita Gaza per incontrare la comunità cristiana. Questa volta è stato accompagnato da P. Davide Meli, cancelliere del Patriarcato, P. Carlos Ferrero, IVE, e Abdallah Dababneh, che studia nel seminario patriarcale.

Cinque giorni attraverso la Striscia di Gaza, tra visite, incontri, inaugurazioni e momenti conviviali, il programma del Patriarca e della sua delegazione è stato fitto. Due pomeriggi e una mattina sono stati interamente dedicati alle visite alle famiglie cristiane: una decina di esse hanno potuto ricevere mons. Pizzaballa nelle loro case per incontrarlo di persona e prendersi un momento per parlare.

Con una famiglia cristiana di Gaza

Tra queste famiglie c’è quella di Jeries Michail, l'unico cristiano che vive con la moglie Soha fuori Gaza, nella città di Khan Yunis: "Mio nonno venne dall'Egitto e sposò una donna di Khan Yunis - ha spiegato Jeries -tutti i loro figli hanno lasciato la Palestina, tranne mio padre, che ha scelto di rimanere; io e i miei fratelli siamo cresciuti qui, a Khan Yunis, ma quando i miei fratelli si sono sposati sono partiti, mentre io sono rimasto. Ho aperto un negozio e le cose sono andate bene; la gente si è fidata di me, ho fatto bene. Ora  ad andarmene significherebbe perdere tutti i miei clienti, perdere il rapporto che ho con tutti qui in città. Sì, non è sempre facile, alcuni non sono d'accordo con noi e con la nostra religione, ma alla fine vale la pena di restare".

"Ho sposato Jeries a 14 anni - racconta la moglie Soha - avevo una zia che viveva qui, a Khan Yunis, e venivamo a trovarla. È così che io e Jeries ci siamo conosciuti. Così, quando ci siamo sposati, anche se lavoravo a Gaza come insegnante, non ho esitato a venire a vivere qui; conoscevo le persone, c'era mia zia, l'ambiente era ancora cristiano. Poi i familiari che avevo qui sono morti e ci siamo ritrovati ad essere gli unici cristiani rimasti".

Jeries Michail e sua moglie Soha con Mons. Pizzaballa

“Queste famiglie, originarie di Jaffa, Ashkelon, Gaza, hanno dimostrato una gioia e una resilienza impressionanti di fronte alla difficile situazione che devono affrontare ogni giorno. Ho visto in loro una grande serenità e una grande acquiescenza - ha detto il Patriarca - quest'anno per ottenere i permessi di uscita per le vacanze è stato più facile e molti cristiani ne hanno potuto beneficiare. L'ho percepito davvero durante questi incontri, soprattutto rispetto all'anno scorso, quando la guerra del giugno 2021 ha creato un clima di tensione e stanchezza che pesava sulle spalle dei Gazesi".

Oltre a queste visite, il Patriarca ha dedicato diversi momenti alla gioventù cristiana di Gaza, tra cui l'inaugurazione di un campo da calcio e da basket, un momento di incontro con gli scout della parrocchia oltre a una giornata di attività per i più giovani, organizzata nel cortile parrocchiale.

Da sinistra a destra e dall'alto in basso: il Patriarca con gli Scout di San Giuseppe, l'inaugurazione del campo di calcio e la fiera parrocchiale

In queste occasioni, gli scout hanno espresso la loro gratitudine al Patriarca e al Patriarcato per il loro sostegno ai cristiani di Gaza e inoltre, dopo la messa domenicale, hanno potuto dimostrare le loro abilità sia musicali che di danza con una sfilata di scout e una dimostrazione di dabke durante la fiera parrocchiale.

Sfilata degli scout di San Giuseppe

Durante il suo soggiorno, il Patriarca è stato anche invitato a celebrare la Festa del Sacro Cuore di Gesù, tradizionalmente celebrata solennemente a Betlemme dai Salesiani. Durante l'omelia, ha sottolineato il ruolo importante che l'amore dovrebbe avere nella vita di tutti: "L'amore è un atteggiamento, non solo un'emozione o un sentimento. È un comportamento, uno stile di vita che dobbiamo costruire giorno per giorno, con l'aiuto di Gesù. Senza di lui, non siamo in grado di amare veramente, di amare come lui ci ha amato e ci ama ancora, incondizionatamente".

Dopo la celebrazione, con i chierichetti della parrocchia

Mons. Pizzaballa ha presieduto anche la Messa domenicale, durante la quale è stata battezzata una bambina: un momento di festa e di gioia per tutta la parrocchia.

Battesimo nella Chiesa della Sacra Famiglia

Il soggiorno nella Striscia di Gaza ha permesso al Patriarca e alla sua delegazione di visitare diversi ospedali e cliniche e di vedere da vicino il lavoro della Caritas di Gerusalemme. S. B. Mons. Pizzballa e la sua delegazione, insieme all'équipe della Caritas, hanno visitato anche quattro famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà beneficiate del progetto "Da famiglia a famiglia", della Caritas Polacca che ogni anno fornisce assistenza a circa un centinaio di famiglie.

Visita a una famiglia che vive a Rafah, a sud di Gaza

A Gaza, il progetto "Da famiglia a famiglia" è in atto da tre anni. La maggior parte dei beneficiari - famiglie composte da donne con bambini e mariti assenti o malati, a volte fortemente indebitate o che vivono in baraccopoli - ricevono un aiuto finanziario per potersi nutrire, comprare medicine o pagare i debiti familiari. "Queste persone, spesso donne, sono i veri combattenti di Gaza. Lottano per sopravvivere, per offrire ai loro figli condizioni di vita decenti, per far uscire i loro mariti dalla povertà", dice un dipendente della Caritas.

"In tutta la Striscia di Gaza, stiamo aiutando tra le 80.000 e le 100.000 persone. Durante la crisi del COVID-19, siamo intervenuti in oltre il 70% dei casi. Naturalmente i nostri fondi sono limitati, quindi dobbiamo fare delle scelte: in base alla situazione familiare, economica, se ci sono bambini, anziani, disabili... - spiega George Antone, amministratore di Caritas Jerusalem a Gaza - abbiamo anche delle cliniche che forniscono assistenza sanitaria di base a tutti e indirizzano le persone che hanno bisogno di specialisti ad altri ospedali o a medici specializzati".

Caritas Jerusalem è stata fondata nel 1967 dopo la Guerra dei Sei Giorni.

È un'organizzazione umanitaria e di sviluppo legata alla Chiesa cattolica in Terra Santa.

S. B. il Patriarca Mons. Pizzaballa ha visitato anche due ospedali non legati alla Caritas di Gerusalemme: l'ospedale arabo cristiano Al-Ahli e l'ospedale Giordano “Gaza 71”, il cui personale, originario della Giordania, cambia ogni tre mesi. Nonostante le difficoltà di approvvigionamento, soprattutto elettrico, ma anche finanziario, dovute alla crisi del COVID-19 e alla guerra in Ucraina, questi ospedali continuano a fornire cure gratuite ai pazienti. Il Patriarca ha espresso la sua gratitudine e il suo sostegno a queste strutture mediche, che forniscono aiuti umanitari essenziali nella Striscia di Gaza.

Da sinistra a destra: Ospedale arabo Al-Ahli e “Gaza 71”

Sempre in tema di iniziative umanitarie ma anche sociali, il Patriarca si è soffermato a visitare il centro delle Suore Missionarie della Carità, all'interno della parrocchia, che si occupa di bambini gravemente disabili. Dopo essere stato accolto da una bambina e un bambino del centro, Mons. Pizzaballa ha trascorso un po' di tempo con i bambini prima di parlare del centro con le tre suore responsabili.


Con i bambini del centro

Al termine del soggiorno, conclusosi con un pasto condiviso con i parrocchiani, il Patriarca ha salutato tutti coloro che, in questi cinque giorni, hanno contribuito a rendere memorabile e caloroso il suo soggiorno, caratterizzato dall'accoglienza incondizionata dei cittadini di Gaza e dalla loro disponibilità al servizio: "Venire qui non è solo per risolvere i problemi, per portare aiuto ma è anche per incontrare la gente, i cristiani di Gaza. «Io sono un pastore e loro sono il mio gregge»".